martedì 12 settembre 2017

Tramonta per ora lo jus soli. Laddove non potè il buonsenso potè la paura. Di perdere le elezioni


Anche l'ultimo giapponese rimasto a combattere la battaglia da solo sull'isola ha capitolato, almeno per il momento. Il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda ha dovuto rinunciare all'idea, strenuamente difesa malgrado gli avvertimenti del segretario del partito Renzi, di varare lo jus soli "entro l'autunno".
"Per approvare una legge serve una maggioranza che ora al Senato non c'è", si ora dovuto arrendere all'evidenza. Naturalmente ha auspicato da parte sua che "il lavoro politico che si farà nei prossimi giorni e settimane porti a una soluzione positiva del problema". Giurando infine di voler approvare la legge, ma ammettendo che "per farlo è necessario il dibattito, ma soprattutto servono i voti..."
Che però al Senato non ci sono. Perché nessuna forza politica - a parte gli scissionisti piddini "di sinistra" - si vuole presentare alle urne intestandosi un provvedimento sempre più percepito per quello che è: un nonsenso pieno e completamente inviso all'opinione pubblica alla luce del cambio di rotta su tutta la questione dell'immigrazione.
Insomma, regalare la cittadinanza a 800mila immigrati delle seconde generazioni con un automatismo mascherato e senza alcuna prova di integrazione non può essere più considerato uno scherzo politico senza conseguenze. Quanto accaduto nel 2005 alle banlieue di Parigi (nella foto sopra) proprio per le sollevazioni delle seconde generazioni di immigrati, tutti cittadini francesi, sarebbe dovuto servire da monito. Ma per ricondurre i piddini alla ragione c'è voluto altro.
L'ostinazione con cui il Pd ha tentato di servire le proprie clientele immigrazioniste, con un provvedimento che avrebbe funzionato da ulteriore enorme richiamo di persone da dare in pasto alla tratta degli schiavi con lo specchietto della cittadinanza per i loro figli, si è allentata non per le semplici considerazioni di buon senso, né per l'opposizione di base della stragrande maggioranza dei cittadini di questo Stato, bensì per un mero e bieco calcolo elettorale.
Contano di più i voti degli elettori, in questa fase della vita politica, dei benefici concessi all'indotto del prospero settore dell'importazione di nuovi schiavi.
Scampato pericolo, insomma, ma solo per il momento. Non ci si illuda: un traffico che rende "più del traffico di droga" e il dumping sociale tanto caro al capitalismo finanziario continueranno a fare comodo ai padroni del vapore politico ancora per un bel pezzo.

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Mi chiamo Gioann March Pòlli (Giovanni Marco Polli all'anagrafe italiana). Sono giornalista professionista e per quasi diciotto anni mi sono occupato di politica, culture e identità per il quotidiano la Padania. Credo nella libertà assoluta di pensiero e odio visceralmente le catene odiose del "politicamente corretto". E non mi piacciono, in un libero confronto di idee, barriere ideologiche, geografiche o mentali. Scrivetemi a camera.nord@libero.it