giovedì 28 settembre 2023

L'amo da pesca. Ma serve proprio uno spot pubblicitario per farci finalmente ragionare intorno a ciò che conta davvero?

Sì, lo so. È l'ultima arma di distrazione di massa. Il più grande successo dei creativi pubblicitari degli ultimi tempi: far parlare il più possibile, nel bene come nel male, del prodotto. A qualunque costo.

Ma stavolta ci casco pure io con tutti e due i piedi, perché la cosa mi tocca per molti motivi, anche profondamente personali. Ed è una scelta narrativa che entra - giustamente, dico io - a gamba tesa in un momento in cui è sempre più alta la sana insofferenza nei confronti dell'oscena cultura dominante del benpensiero unico e politicamente correttissimo. Quella per cui è obbligatorio rappresentare famiglie separate felici, famiglie multietniche felici, famiglie GLBTQWERTYUIOP+++ felici.

Ma ogni "famiglia del Mulino Bianco", quella tradizionale eterosessuale bianca, è ormai bandita pena le accuse più indecenti. E ora cosa capita? Appare una bambina - ferocemente manipolatrice come tutti i bambini, e questa è la parte meno edificante dello spot - che in una ex famiglia bianca "normale", quella che felice non può più essere pena il rogo della nuova santa inquisizione woke - sia infelice e lo manifesti con chiarezza. Parecchio infelice e anche strappalacrime.

Capita pure, caso oggi più unico che raro, che si tratteggi una madre dura e un papà tenero. Da non crederci. Iugula! Non viene detto, ma appare chiaro chi, in questa narrazione, abbia imposto la separazione e chi l'abbia subita. Non sia mai che a subire una violenta rottura dei propri legami, dei propri sentimenti e dei propri sogni di avere una famiglia tranquilla e moderatamente serena sia stato il "patriarca" maschile e non la femmina. Non sia mai. Scorrettissimo. E invece accade. Signori, sì, accade. E nella realtà è molto più frequente di quanto lo si possa immaginare: anche l'uomo soffre, anche la donna può essere cinica e violenta, anche solo a livello psicologico.  

Ammiccare in questo momento a questa parte di società, ahimé sempre più numericamente importante, è scelta coraggiosa. E - probabilmente - ripagherà la scelta pubblicitaria di sposarla. Normalmente non amo molto Nicola Porro, ma gli riconosco spesso il coraggio di essere controcorrente, quando lo è. E stavolta lo è stato. Condivido ogni parola dell'articolo di Federico Punzi che ha pubblicato sul suo sito, per quel che può valere.

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Peaches en Regalia, Frank Zappa





giovedì 15 giugno 2023

Ancora una tragedia assurda figlia di un'epoca del tutto malata e criminale. Grazie ai social e ai media

"Roma - Una challenge per dimostrare l'abilità a sfrecciare oltre i 100 chilometri orari quante più ore possibile a bordo di un bolide. Tutto ripreso coi cellulari e da condividere su YouTube. Cinque influencer di 20 anni - tra i quali una ragazza - a bordo di un suv Lamborghini, preso a noleggio per l'occasione, hanno invece spezzato la vita di un bambino di 5 anni, Manuel, e ferito gravemente la sorellina di 4 e la mamma." (da "La Repubblica" 15 giugno 2023)

Essere dei perfetti coglioni a vent'anni è normale. Quando però a certi coglioni si consente di maneggiare le armi cariche di uno "smartphone" e di una Lamborghini, siamo in presenza del segno distintivo della patologia gravissima di questa società malata terminale e dei suoi modelli criminali amplificati dai social e dai media.




Ascolto consigliato:
Cimieri - È pura follia

giovedì 25 maggio 2023

Abbattuta la torre delle Onde Medie a Siziano, la Rai ha distrutto un monumento della storia della radio



25 maggio 2023. Anche questa è "cancel culture". Hanno abbattuto un monumento alla storia della radiofonia, oltre che uno strumento capace - le emergenze insegnano - di raggiungere tutti soltanto attraverso una radiolina a pile, anche quando tutti i collegamenti in Fm, in rete e tramite altri mezzi sono interrotti e/o manca la corrente elettrica. Provo infinita vergogna per un "servizio pubblico" così indecente da cancellare la sua storia e le sue infrastrutture ancora oggi potenzialmente più utili. E, insieme ad esse, anche la nostra stessa storia e il nostro futuro.

"Abbattuta stamane l'antenna RAI che fino al 10 settembre scorso aveva irradiato rai radiouno in onde medie sulla frequenza 900kHz. Giorno triste per chi come me ama la radio, quella vera in onde medie... Il segnale di questo trasmettitore la sera e la notte era ricevibile perfettamente in tutta Europa con una semplice radiolina, da qui veniva irradiato ai tempi il "notturno italiano" che consentiva agli italiani all'estero di rimanere in contatto con la madrepatria senza l'impiego di altre infrastrutture come satelliti o internet. Una scelta che non condivido e che mi rattrista profondamente: le onde medie permettevano l'ascolto anche nelle zone mal servite dalla FM, e potevano tornare utili in caso di emergenza: quantomeno a mio avviso sarebbe stato saggio mantenere gli impianti anche spenti ma riattivabili in caso di necessità, oltre che per la loro importanza storica. Invece no: oggi pomeriggio verrà abbattuta anche la seconda torre che fino al 2004 aveva irradiato radiodue e fino a pochi mesi fa una emittente locale". (Enrico Bonisolo)

Foto: Adriano Ronchi e Alvaro Giuseppe Pegorini.

Ascolto consigliato: Radioactivity, Kraftwerk


 

mercoledì 3 maggio 2023

Censura e propaganda come se piovesse, ma la chiamano "Libertà di stampa". E, il 3 maggio, la vorrebbero anche celebrare

Oggi, 3 maggio, sarebbe la giornata mondiale della libertà di stampa. Meglio sarebbe dire, è la giornata mondiale dell'ipocrisia delle cosiddette "democrazie" occidentali. Mentre Julian Assange continua a languire in carcere, alla faccia della libertà di stampa, l'informazione divenuta meschina propaganda di guerra continua a violentare se stessa. E dell'anniversario - caduto proprio ieri - dell'orrenda strage nazista di Odessa, compiuta dagli amici della Nato, la libera stampa non ha affatto parlato. Più che libertà di stampa, obbligo di silenzio. Oppure libertà di stampa sì, ma soltanto delle veline dei padroni.






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Mi chiamo Gioann March Pòlli (Giovanni Marco Polli all'anagrafe italiana). Sono giornalista professionista e per quasi diciotto anni mi sono occupato di politica, culture e identità per il quotidiano la Padania. Credo nella libertà assoluta di pensiero e odio visceralmente le catene odiose del "politicamente corretto". E non mi piacciono, in un libero confronto di idee, barriere ideologiche, geografiche o mentali. Scrivetemi a camera.nord@libero.it