martedì 28 febbraio 2012

Chi tocca i fili muore.

Per un'idea, giusta o sbagliata che sia, si può fare tutto. Ci si può vestire di rosso, di nero, di bianco, di verde o di arcobaleno. Oppure ci si può spogliare. Si può partire per il mondo o ci si può rinchiudere in una torre o in una cella. Si può parlare allo Speaker's corner o imbavagliarsi in tv. Si può scalare una montagna con corde e attrezzi lucenti oppure un campanile con un fucile arrugginito che non può sparare. Si può manifestare in pace o scendere sul piede di guerra. Si può uccidere o ci si  può far uccidere. Si può andare in montagna o sul Lago di Garda, comporre una poesia oppure un canto rivoluzionario, scrivere un romanzo oppure balbettare parole sulle pareti del cesso della stazione. Si può pregare oppure bestemmiare, mangiare a sproposito oppure digiunare, bere solo acqua di fonte oppure le proprie urine. Si può scegliere di gettarsi sotto il treno o saltare sulle stelle, si può vivere o morire. L'importante, per un'idea, giusta o sbagliata che sia, è che qualunque cosa scelga, un uomo sia sempre responsabile e cosciente di quello che fa. "Chi tocca i fili muore", c'è scritto sui tralicci e nella consapevolezza dei senzienti che sanno che il fuoco brucia così come sanno che l'acqua annega. Si può scegliere di salirci oppure no. Ma se si sale, si affronta il rischio e quello ti stronca, nessuno poi dica che la colpa è di qualcun altro. Ne uscirebbero a pezzi, inceneriti, sia l'uomo che la sua idea. Giusta o sbagliata che sia.

venerdì 24 febbraio 2012

La lettera aperta di Mikis Theodorakis: contro Ue, Bce e Fmi nuova Resistenza e Solidarietà nazionale

Questa è la lettera aperta scritta dal grande compositore greco Mikis Theodorakis il 12 febbraio scorso, il giorno prima delle grandi manifestazioni di piazza ad Atene e nelle principali città greche contro il varo del piano di austerità imposto dalla troika Uc/Bce/Fmi e fatto proprio dal premier Goldman-Papademos. Un coraggioso ed aperto atto di denuncia civile da parte di un intellettuale che, dopo aver sfidato il nazismo ed il regime dei colonnelli, non ha paura, a 86 anni, di rimettersi in gioco contro la terza dittatura della sua vita, quella dei banchieri e degli usurai che hanno direttamente preso il controllo delle istituzioni e della vita del popolo greco. Theodorakis, il giorno dopo, sarebbe rimasto coinvolto negli scontri ed intossicato dai gas lacrimogeni sparati dalle forze di polizia. Sia una lezione ai tanti servitori ed idolatri del nostro Goldman-Monti, anch'egli fedele servitore degli stessi poteri che stanno mandando in miseria il popolo greco, ed i popoli dello stato italiano.

"Esiste un complotto internazionale che ha l'obiettivo di cancellare il mio paese. E’ iniziato nel 1975 opponendosi alla civiltà neo-greca, è continuato con la distorsione sistematica della nostra storia contemporanea e della nostra identità culturale e adesso sta cercando di cancellarci anche materialmente con la mancanza di lavoro, la fame e la miseria.
Se il popolo greco non prende la situazione in mano per ostacolarlo, il pericolo della sparizione della Grecia è reale. Io lo colloco entro i prossimi 10 anni.


Di noi, resterà solo la memoria della nostra civiltà e delle nostre battaglie per la libertà.


Fino al 2009 il problema economico non era grave. Le grandi ferite della nostra economia erano la spesa esagerata per la difesa del paese e la corruzione di una parte dei politici e dei giornalisti. Per queste due ferite, però, erano corresponsabili anche dei paesi stranieri. Come la Germania, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti che guadagnavano miliardi di euro da noi con la vendita annuale di materiale bellico. Questa emorragia continua ci metteva in ginocchio e non ci permetteva di crescere mentre offriva grandi ricchezze ai paesi stranieri. Lo stesso succedeva con il problema della corruzione. La società tedesca Siemens manteneva un dipartimento che si occupava della corruzione dei nostri politici, per poter piazzare meglio i suoi prodotti nel mercato greco. Di conseguenza, il popolo greco è stato vittima di questo duetto di ladri, Greci e Tedeschi, che si arricchivano sulle sue spalle.


È evidente che queste due ferite potevano essere evitate se i due partiti al potere (filo americani) non avessero raccolto tra le loro fila elementi corrotti, i quali, per coprire l’emorragia di ricchezze (prodotte dal lavoro del popolo greco) verso le casse di paesi stranieri, hanno sottoscritto prestiti esagerati, con il risultato che il debito pubblico è aumentato fino a 300 miliardi di euro, cioè il 130% del Pil.


Con questo sistema, le forze straniere di cui ho detto sopra, guadagnavano il doppio. Dalla vendita di armi e dei loro prodotti, prima; dai tassi d’interesse dei capitali prestati ai vari governi (e non al popolo), dopo. Perché come abbiamo visto, il popolo è la vittima principale in ambedue i casi. Un esempio solo vi convincerà. I tassi d’interesse di un prestito di 1 miliardo di dollari che contrasse Andreas Papandreou nel 1986 dalla Francia, sono diventati 54 miliardi di euro e sono stati finalmente saldati nel…2010!
Il Sig. Juncker ha dichiarato un anno fa, che aveva notato questa grande emorragia di denaro dalla Grecia a causa di spese enormi (ed obbligatorie) per l’acquisto di vari armamenti dalla Germania e dalla Francia. Aveva capito che i nostri venditori ci portavano direttamente ad una catastrofe sicura ma ha confessato pubblicamente che non ha reagito minimamente, per non colpire gli interessi dei suoi paesi amici!


Nel 2008 c’è stata la grande crisi economica in Europa. Era normale che ne risentisse anche l’economia greca. Il livello di vita, abbastanza alto (eravamo tra i 30 paesi più ricchi del mondo), rimase invariato. C’è stata, però, la crescita del debito pubblico. Ma il debito pubblico non porta obbligatoriamente alla crisi economica. I debiti dei grandi paesi come gli USA e la Germania, si contano in tris miliardi di euro. Il problema era la crescita economica e la produzione. Per questo motivo furono contratti prestiti dalle grandi banche con tasso fino al 5%. In questa esatta posizione ci trovavamo nel 2009, fino a quando in novembre è diventato primo ministro Georges Papandreou. Per farvi capire cosa ne pensa oggi il popolo greco della sua politica catastrofica, bastano questi due numeri: alle elezioni del 2009 il partito socialista ha preso il 44% dei voti. Oggi le proiezioni lo portano al 6%.

Papandreou avrebbe potuto affrontare la crisi economica (che rispecchiava quella europea) con prestiti dalle banche straniere con il tasso abituale, cioè sotto il 5%. Se avesse fatto questo, non ci sarebbe stato alcun problema per il nostro paese. Anzi, sarebbe successo l’incontrario perché eravamo in una fase di crescita economica.
Papandreou, però, aveva iniziato il suo complotto contro il proprio popolo dall’estate del 2009, quando si è incontrato segretamente con il Sig. Strauss Kahn per portare la Grecia sotto l’ombrello del FMI (Fondo Monetario Internazionale). La notizia di questo incontro è stata resa pubblica direttamente dal Presidente del FMI.


Per passare sotto il controllo del FMI, bisognava stravolgere la situazione economica reale del nostro paese e permettere l’innalzamento dei tassi d’interesse sui prestiti. Questa operazione meschina è iniziata con l’aumento “falso” del debito interno, dal 9,2% al 15%. Per questa operazione criminale, il Pm Peponis, ha chiesto 20 giorni fa, il rinvio a giudizio per Papandreou e Papakostantinou (Ministro dell’economia). Ha seguito la campagna sistematica in Europa di Papandreou e del Ministro dell’economia che è durata 5 mesi, per convincere gli europei che la Grecia è un Titanic pronto per andare a fondo, che i greci sono corrotti, pigri e di conseguenza incapaci di affrontare i problemi del paese. Dopo ogni loro dichiarazione, i tassi d’interesse salivano, al punto di non poter ottenere alcun prestito e di conseguenza il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea hanno preso la forma dei nostri salvatori, mentre nella realtà era l’inizio della nostra morte.


Nel Maggio del 2010 è stato firmato da un solo Ministro il famoso primo accordo di salvataggio. Il diritto greco, in questi casi, esige, per un accordo così importante, il voto favorevole di almeno tre quinti del parlamento. Quel primo accordo è dunque illegale. La troika che oggi governa in Grecia, agisce in modo completamente illegale. Non solo per il diritto greco ma anche per quello europeo.


Dal quel momento fino ad oggi, se i gradini che portano alla nostra morte sono venti, siamo già scesi più della metà. Immaginate che con questo secondo accordo, per la nostra “salvezza”, offriamo a questi signori la nostra integrità nazionale e i nostri beni pubblici. Cioè Porti, Aeroporti, Autostrade, Elettricità, Acqua, ricchezze minerali ecc. ecc. ecc. i nostri, inoltre, monumenti nazionali come l’Acropolis, Delfi, Olympia, Epidauro ecc. ecc. ecc.; perché con questi accordi abbiamo rinunciato ad eventuali rincorsi.


La produzione si è fermata, la disoccupazione è salita al 20%, hanno chiuso 80.000 negozi, migliaia di piccole fabbriche e centinaia di industrie. In totale hanno chiuso 432.000 imprese. Decine di migliaia di giovani laureati lasciano il paese che ogni giorno si immerge in un buio medioevale. Migliaia di cittadini ex benestanti, cercano nei cassonetti della spazzatura e dormono per strada. Intanto si dice che siamo vivi grazie alla generosità dei nostri “salvatori”, dell’Europa, delle banche e del Fondo Monetario Internazionale. In realtà, ogni pacchetto di decine di miliardi di aiuti destinato alla Grecia torna per intero indietro sotto forma di nuovi incredibili tassi d’interesse.


E siccome c’è bisogno di continuare a far funzionale lo stato, gli ospedali, le scuole ecc., la troika carica di extra tasse (assolutamente nuove) gli strati più deboli della società e li porta direttamente alla fame. Un'analoga situazione di fame generalizzata l’avemmo all’inizio dell’occupazione nazista nel 1941, con 300.000 morti in 6 mesi. Adesso rivediamo la stessa situazione. Se si pensa che l’occupazione nazista ci è costata 1 milione di morti e la distruzione totale del nostro paese, com’è possibile per noi greci accettare le minacce della sig.ra Merkel e l’intenzione dei tedeschi di installare un nuovo gaulaighter… e questa volta con la cravatta…


E per dimostrare quant’è ricca la Grecia e quanto lavoratori sono i greci, che sono coscienti del Obbligo di Libertà e dell’amore verso la propria patria, c'è l'esempio di come reagì all'occupazione nazista dal 1941 all’Ottobre del 1944. Quando gli SS e la fame uccidevano 1 milione di persone e la Vermacht distruggeva sistematicamente il paese, derubando la produzione agricola e l’oro dalle banche greche, i greci hanno fondato il movimento di solidarietà nazionale che ha sfamato la popolazione ed hanno creato un esercito di 100.000 partigiani che ha costretto i tedeschi ad essere presenti in modo continuo con 200.000 soldati. Contemporaneamente, i greci, grazie al proprio lavoro, sono riusciti non solo a sopravvivere ma a sviluppare, sotto condizioni di occupazione, l’arte neo greca soprattutto la letteratura e la musica.


La Grecia scelse la via del sacrificio per la libertà e la sopravvivenza. Anche allora ci colpirono senza ragione e noi rispondemmo con la Solidarietà e la Resistenza, e siamo riusciti a vincere. La stessa cosa che dobbiamo fare anche adesso con la certezza che il vincitore finale sarà il popolo greco. Questo messaggio mando alla Sig.ra Merkel ed al Sig. Schäuble, dichiarando che rimango sempre amico del Popolo Tedesco ed ammiratore del suo grande contributo alla Scienza, la Filosofia, l’Arte e soprattutto alla Musica! E forse, la miglior dimostrazione di questo è che tutto il mio lavoro musicale a livello mondiale, l’ho affidato a 2 grandi editori tedeschi “Schott” e “Breitkopf” con cui ho un’ottima collaborazione.


Minacciano di mandarci via dall’Europa. Ma se l’Europa non ci vuole 1 volta, noi, questa Europa di Merkel e Sarkozy, non la vogliamo 10 volte.


Oggi è domenica 12 Febbraio. Mi sto preparando per prendere parte con Manolis Glezos, l’eroe che ha tirato giù la svastica dall’Acropolis, dando così il segnale per l’inizio non solo della resistenza greca ma di quella europea contro Hitler. Le strade e le nostre piazze si riempiranno di centinaia di migliaia di cittadini che esprimeranno la propria rabbia contro il governo e la troika. Ho sentito ieri il nostro Primo ministro – banchiere, rivolgendosi al popolo greco, dire che “siamo arrivati all’ora zero”. Chi, però, ci ha portati all’ora ZERO in due anni? Le stesse persone che invece di trovarsi in prigione, ricattano i parlamentari per firmare il nuovo accordo, peggio del primo, che sarà applicato dalle stesse persone con gli stessi metodi che ci hanno portato all’ora ZERO! Perché? Perché questo ordina l’FMI e l’Eurogroup, ricattandoci che se non obbediremo ci sarà il fallimento…


Stiamo assistendo al teatro della paranoia. Tutti questi signori, che in sostanza ci odiano (greci e stranieri) e che sono gli unici responsabili della situazione drammatica alla quale hanno portato il paese, minacciano, ricattano, ordinano con l’unico scopo di continuare la loro opera distruttiva, cioè di portarci sotto l’ora ZERO, fino alla nostra sparizione definitiva.


Siamo sopravvissuti nei secoli, in condizioni molto difficili ed è certo che se ci porteranno con la forza, con la violenza, al penultimo gradino prima della nostra morte, i Greci, non solo sopravvivranno ma rinasceranno. In questo momento presto tutte le mie forze all’unione dinamica del popolo greco. Sto cercando di convincerlo che la Troika e l’FMI non sono una strada senso unico. Che esistono anche altre soluzioni. Guardare anche verso la Russia per una collaborazione economica, per lo sfruttamento delle nostre ricchezze minerarie, con condizioni diverse, a favore dei nostri interessi.


Per quanto riguarda l’Europa, propongo di interrompere l’acquisto di armamenti dalla Germania e dalla Francia. E dobbiamo fare tutto il possibile per prendere i nostri soldi, che la Germania ancora non ha saldato dal periodo della guerra. Tale somma ad oggi è quasi 500 miliardi di euro!!!


L’unica forza che può realizzare questi cambiamenti rivoluzionari è il popolo greco, unito in un enorme Fronte di Resistenza e Solidarietà, per mandare via la troika (FMI e Banche) dal paese. Nel frattempo devono essere considerati nulli tutti gli accordi illegali (prestiti, tassi d’interesse, tasse, svendita del paese ecc.). naturalmente, i loro collaboratori greci, che sono già condannati nella coscienza popolare come traditori, devono essere puniti.


Per l’Unione di tutto il Popolo stò dedicando tutte le mie energie e credo che alla fine ce la faremo. Ho fatto la guerra con le armi in mano contro l’occupazione nazista. Ho conosciuto i sotterranei della Gestapo. Sono stato condannato a morte dai Tedeschi e sono vivo per miracolo. Nel 1967 ho fondato il PAM, la prima organizzazione di resistenza contro i colonnelli. Ho agito nell’illegalità contro la dittatura. Sono stato arrestato ed imprigionato nel “mattatoio” della dittatura. Alla fine sono sopravvissuto e sono ancora qui.


Oggi ho 87 anni ed è molto probabile che non riuscirò a vedere la salvezza della mia amata patria. Ma morirò con la mia coscienza tranquilla, perché continuo a fare le mie battaglie per gli ideali della Libertà e del Diritto fino alla fine".

Mikis Theodorakis

giovedì 23 febbraio 2012

La farfallina Belen o l'avvoltoio Monti?

"Nel medesimo giornale
usuale,
nel giornale di tutti i giorni, ..
ho letto:
Ci sono trentotto milioni di profughi
nel mondo.
E sulla medesima facciata:
Eredita ventimila dollari un pappagallo".


(M. Quoist, "Nel medesimo giornale")

Dalla medesima televisione, usuale, dalla televisione di tutti giorni, ho sentito al tg5 : Belen vende per novemila euro il suo vestito inguinale ad una imprenditrice bergamasca". E su Rainews, poco dopo: Monti, parlando della macelleria sociale del collega spagnolo Rajoy: "Sono molto positivamente impressionato dalla sua riforma del sistema bancario e da quella del mercato del lavoro: provvedimenti cruciali che a nostro avviso vanno nella giusta direzione".

Belen e Monti, due facce della stessa, identica medaglia.


"Ecco il volto
ignobile e orrendo
della barbarie".

(M. Quoist, "Nel medesimo giornale")

sabato 18 febbraio 2012

Il gambero di Sanremo

Il sermone di Celentano e la farfallina di Belen, ovvero il teatro che fa di questa insopprimibile kermesse una fantastica arma di distrazione di massa per il popolo italiota. Bene. E poi, un po' di musica decente, finalmente: Patti Smith & Marlene Kunz. Detto fra di noi, l'unica cosa di musicale per cui valeva scomodarsi di prestare un po' di attenzione al Sanremo di quest'anno, anche se non hanno presentato certo nulla di nuovo. Tutt'altro. In ogni caso, Impressioni di Settembre e Because the Night stanno a Sanremo come un Moet & Chandon sta in una mensa ferroviaria, con tutto il rispetto dovuto ai ferrovieri.
Ma la novità dell'anno scorso, l'unica novità per cui il polveroso ancorché scintillante appuntamento si è potuto finalmente presentare come moderno? Quale? Chi aveva guadagnato il quarto posto, a sorpresa, con una spumeggiante canzone in una lingua regionale che si ascolta volentieri ancora oggi, a un anno di distanza? Ma Davide Van De Sfroos, naturalmente. Quest'anno, nisba. Si è tornati indietro all'italiano puro e stantio, quasi come se il lavoro di anni per svecchiare il festival ridandogli un po' di vita con le musiche e le lingue dei territori fosse passato invano. Qualche cosa in napoletano di repertorio, e questo non fa certo notizia. Tutto il resto è silenzio e banalità muffe, ad usum delphini. Il Gambero di Sanremo dice di guardare avanti, ma in realtà si è rituffato, quest'anno, nel mare delle ovvietà da cui era sembrato voler fuggire. Contento lui.

venerdì 17 febbraio 2012

Ci mancava pure l'accordo della Ue con il Marocco: viva la crescita. Della miseria.

Certe cose arrivano sempre puntuali: in un momento in cui la crisi del sistema europeo ed occidentale ha iniziato la sua marcia a tappe forzate verso il baratro, ci voleva qualcosa che ne accelerasse ancora di più la corsa. E che cosa ti va ad inventare il mefistofelico accrocchio di poteri finanziari ed usurari chiamato Unione europea? Un bell'accordo con il Marocco per la liberalizzazione del commercio di prodotti agricoli e della pesca. Proprio quello che ci voleva per risollevare le sorti dei settori produttivi, in primis il settore primario d'Europa, in particolare quello dell'area del Mediterraneo. Le cronache danno per "sofferta" la votazione all'Europarlamento: 369 i sì (tra cui, peraltro, quello del professor Romano Prodi, che le classi lavoratrici l'abbiano perennemente in gloria), 229 i no e 31 astenuti. Paradossalmente, il relatore francese che ne ha proposto la bocciatura era quel José Bové già leader della rivolta "no global" dei produttori francesi di formaggio. Bocciatura bocciata, l'accordo è passato. E Bové ha ritirato il suo nome, denunciando "gli effetti negativi sui piccoli agricoltori europei, per le condizioni precarie di lavoro e ambientali in Marocco e per l'inclusione del territorio del Sahara Occidentale, punto che violerebbe il diritto internazionale".
Già, il Sahara occidentale, il popolo Saharawi e il Fronte Polisario, per tenere fuori il quale dai suoi territori il Marocco ha costruito il muro più lungo della storia: una barriera fisica lunga 2720 chilometri, una vergogna della quale in Occidente non si parla. Ma tant'è: ora la "vulgata" vuole che la "primavera araba" porti la democrazia nel Maghreb, e allora chissenefrega dei Saharawi e degli agricoltori e dei pescatori d'Europa. Si arrangino, per vivere mangino la carta sul quale c'è scritto l'accordo con il Marocco, e si dedichino ad altro. Insomma, non siano troppo monotoni. Oppure imparino a lavorare per hobby o per la gloria, siano competitivi e anziché usare il gasolio ormai diventato caro come l'oro, per il loro lavoro tirino a piedi gli aratri e a pescare ci vadano a nuoto.

Quindi, in conclusione: il settore secondario, la produzione industriale, è ormai delocalizzata. Il primario, cioè l'agricoltura e la pesca, anche. Non bastavano le Pac, le quote e le contingentazioni della produzione. Ora importiamo anche, prodotti a prezzi ancor più bassi della miseria che viene riconosciuta agli agricoltori per quello che producono qui. Complimenti vivissimi, il piano è davvero formidabile.

Tra i primi a lanciare il grido di dolore e di battaglia, i "Forconi" siciliani: "Questa è la firma ad una sentenza di morte per l’economia della Sicilia. Il 6 marzo porteremo la Sicilia e i siciliani a protestare a Palermo davanti al palazzi del potere per dare una spallata a questo governo che non riesce a difendere il suo popolo. Giorno 11 marzo saremo a Chianciano e da lì partirà anche l’offensiva nazionale", ha affermato il leader dei "Forconi" Mariano Ferro. "Siamo alla disperazione - ha aggiunto - ma non ci vogliamo suicidare. C'è poco da fare, vogliamo combattere questi governi che vogliono farci pagare il conto nella totale disattenzione dei partiti politici nazionali". "Quello votato oggi e' un accordo che continua a penalizzare l'agricoltura mediterranea, l'ortofrutta in primis e che ancora una volta risulta sbilanciato verso gli interessi delle produzioni continentali e di altri settori economici ed avra' l'effetto di aumentare le importazioni verso il nostro paese, tra l'altro negli stessi periodi di massima produzione delle nostre produzioni ortofrutticole meridionali. E' difficile pensare allo sviluppo del nostro sud se l'Europa continua a muoversi su queste direttrici", ha detto da parte sua il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini, anche a nome di Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital. "L'accordo di libero scambio tra Ue e Marocco metterà a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro. Un danno enorme per tantissimi agricoltori che sono già stati colpiti duramente dalla grave crisi economica. Per il nostro sistema agricolo ed agroalimentare l'impatto sarà catastrofico'', si legge in un comunicato della Confederazione italiana agricoltori. ''L'accordo - rileva la Cia - risulta molto piu' favorevole al Marocco e a rimetterci saranno esclusivamente gli agricoltori europei. Soprattutto l'Italia verrebbe invasa da prodotti ortofrutticoli (pomodori, zucchine, cetrioli, aglio, agrumi e fragole) a prezzi estremamente competitivi, visto che i costi di produzione e della manodopera nel paese magrebino sono molto piu' bassi dei nostri''. Stessi toni nei commenti della Coldiretti: "Un accordo squilibrato che colpisce duramente l'agricoltura italiana In un contesto già particolarmente difficile dal punto di vista economico e sociale". L'assessore all'agricoltura della Regione Piemonte, Claudio Sacchetto, non è stato meno pesante: "Un vero e proprio colpo basso al comparto ortofrutticolo italiano il quale dovrà fare i conti con una concorrenza spietata causata dalla possibile invasione sul mercato di prodotti ortofrutticoli provenienti dal Marocco. Una decisione, quella del Parlamento Europeo, che può dirsi avventata e contro il bene degli agricoltori. Credo che non si debba confondere lo spirito del libero mercato con una completa deregolamentazione delle regole sul libero scambio fra Paesi e realtà profondamente diversi in materia di rapporti interprofessionali e quindi di costi di produzione. Vorrei una volta per tutte sapere perchè l’Unione Europea applica il liberismo ortodosso soltanto in agricoltura e decisamente meno in altri settori. Al contrario ritengo sarebbe necessario implementare o introdurre le soglie di dazi onde evitare di soccombere sull’altare del libero scambio che in realtà viene applicato solo dall’Europa, in quanto anche altri grandi Paesi come gli Stati Uniti ed il Giappone applicano forme di parziale protezione delle loro produzioni. Il libero mercato o è uguale per tutti o non è”.
C'è anche una terza possibilità: che per i "soliti noti" sia molto, ma molto "più uguale" che per gli altri.

giovedì 16 febbraio 2012

Celentano, il guastatore apripista per il golpe in Rai

"La bomba Celentano è esplosa anche a palazzo Chigi. Convincendo definitivamente Monti che "la Rai è ormai un'azienda nel caos", su cui intervenire con la massima urgenza". Si apre così l'articolo pubblicato da poche ore sul sito di Repubblica (http://video.repubblica.it/dossier/sanremo-2012/maltese-celentano-e-la-pochezza-dei-vertici-rai/88273/86666 ) a firma Francesco Bei, che fornisce una chiave di lettura più che illuminante circa l'ormai famosa ultima esibizione in Rai della faccia buonista del qualunquismo che va sotto il nome di Adriano Celentano.
Si sono scandalizzati tutti, ma proprio tutti. Uno scandalo "trasversale" per il suo quasi-soliloquio sanremese che ha finto di colpire alcuni intoccabili, a partire dai media cattolici per finire con il Corrierone, con retorica che con un francesismo si definirebbe paracula. Colpiti alcuni intoccabili ma uno no di certo: il professor Papademos-Goldman-Monti, anche quando sarebbe potuto essere tranquillamente chiamato in causa, a proposito del completo furto di sovranità messo in atto dal suo governo. Invece, a proposito di fine della sovranità popolare, sotto gli strali del predicatore è finita soltanto la Corte costituzionale per la vicenda dei referendum. Contro i banchieri, niente. Contro la Ue che manda i suoi legati a comandare direttamente a casa degli ex Stati sovrani, nada de nada. Solo un accenno sterilizzato e fugace, alla fine, al caso greco. Che tanto ci aveva pensato Napolitano - con parole davvero quantomeno inopportune nella bocca di un capo di Stato - a dire che "noi non siamo come la Grecia".
E così, nel mezzo di un vero e proprio sermone metafisico, il "nostro" ha potuto - compiendo tra l'altro un atto decisamente fascio-comunista come invocare la chiusura ex imperio di alcuni giornali - far scoppiare la bomba carta, tanto utile alla "normalizzazione" ora avviata, con i famosi attacchi ad Avvenire, Famiglia Cristiana ed al critico televisivo del Corriere della Sera, Aldo Grasso. Il bel risultato di questa kermesse si è reso evidente proprio ora, con la rinnovata promessa di Papademos-Goldman-Monti di "mettere mano" alla Rai. Come? E' sempre l'articolo di Repubblica a spiegarcelo con dovizia di particolari. Forse troppa: "Qualcosa per allentare la morsa dei partiti, Monti intende comunque farla. L'idea è quella di ridurre intanto da 9 a 5 i membri del Consiglio d'amministrazione. Una modifica semplice, ma che avrebbe effetti importanti, dando al governo una forte leva per prendere in mano il timone dell'azienda". Tutto chiaro, ora? Il governo vuole sottrarre "ai partiti" (in realtà al Parlamento, quindi ai rappresentanti dei cittadini) il controllo della radiotv di Stato per prenderlo sotto le sue ali. In pratica, un golpe "morbido" la cui portata, ovviamente, sfugge ai più.
Ieri la tecnica del colpo di stato consisteva nel far scoppiare bombe e paura e poi prendere possesso del potere, attraverso il controllo diretto anche di radio e tv. Oggi la farsa tragica in corso nell'italietta consiste nel far scoppiare bombe in tv per poi occuparla dopo lo scandalo e "il caos", e controllarla direttamente senza più problemi. Mettendo a capo chi? Bella e sfiziosa domanda, alla quale è sempre la filogovernativissima Repubblica a dare una risposta ancora prima che qualcuno la ponga: "Una modifica semplice, ma che avrebbe effetti importanti, dando al governo una forte leva per prendere in mano il timone dell'azienda. Monti infatti potrebbe disporre del voto del suo uomo in Consiglio (il rappresentante del Tesoro), del presidente e del direttore generale. Ai partiti resterebbero solo tre consiglieri: uno per il Pdl-Lega, uno per il centrosinistra e uno per il Terzo polo". "Una semplificazione drastica - continua Repubblica -  che priverebbe la politica di maggioranze certe nel Cda. Al posto di Lorenza Lei (...) Monti starebbe pensando a due candidati manager: Franco Bernabè, presidente di Telecom, conosciuto dal premier anche per la comune partecipazione agli incontri del gruppo Bilderberg; e Claudio Cappon, grande conoscitore dell'azienda per averla già guidata due volte da direttore generale". Bernabè-Bilderberg. Il gioco è talmente chiaro che nessuno pensa nemmeno di nasconderlo. Quanto a Cappon, basti ricordare che, oltre ad aver lavorato per vent'anni all'Iri, è stato anche amministratore delegato di Fintecna (controllata oggi al 100 per cento dal ministero dell'Economia) nonché consigliere d'amministrazione di Autostrade e Aeroporti di Roma. Utile pure rammentare che Cappon ha gestito i processi di privatizzazione di primarie società come Italimpianti, Condotte d'Acqua ed Italstrade. Davvero tutto chiaro, per chi vuole vedere.
Ciliegina sulla torta, l'editoriale messo online questa mattina nientemeno che da Ernesto Galli Della Loggia sul sito del Corriere della Sera ( http://www.corriere.it/opinioni/12_febbraio_16/galli-della-loggia-ora-restituitec-rai_7268bc12-587f-11e1-9269-1668ca0418d4.shtml ). La conclusione dà i brividi: "Presidente Monti, dia ascolto al Paese: è giunta l'ora di intervenire." Vogliamo scommettere che le pecore italiote applaudiranno anche questa fase del golpe in atto senza nemmeno un "bè" di dubbio?

martedì 14 febbraio 2012

Una notizia quasi da non credere

Dopo quasi tre mesi dal suo insediamento, finalmente Papademos-Goldman-Monti ne azzecca una giusta. Ha detto che non firmerà le garanzie per la candidatura di Roma come città olimpica 2020. Non è il caso di spendere i soldi dei contribuenti in cose del genere in un momento come questo, ha detto in sintesi. Da non crederci: l'idrovora romana non potrà succhiare altro sangue oltre quello di cui già si nutre. In rete e altrove, scene di giubilo e acclamazione del professore. Sembra che a piangere sia rimasto soltanto il sindaco Alemanno. Tuttavia andiamoci cauti: per essere capaci di compiere una scelta come questa non è necessario essere presidente della Bocconi o advisor della banca Goldman-Sachs. Il fruttivendolo che passa tutti i giorni sotto casa mia avrebbe fatto esattamente lo stesso.

Sogni di primavera?

Ho fatto un sogno. Anzi, tanti. Ho sognato che quella che i grandi comunicatori ufficiali chiamano "primavera araba" lo fosse veramente. Che non si trattasse di un sistema di destabilizzazione eterodiretto ma, al contrario, un risveglio corale e spontaneo di persone che scendessero in strada "per la democrazia". Che, come risultato, vi fosse una trasformazione vera della mentalità di quei popoli e di quei paesi. Non più schiavi di religioni medioevali e di regimi dispotici ed affamatori ma ormai moderni e sviluppati cittadini di Stati avanzati e dotati di un sistema di rappresentanza ad immagine e somiglianza di quello elvetico. Ho sognato che questa primavera si fosse poi estesa anche all'Europa. Iniziando dalla Grecia. Ho sognato che il popolo greco sceso in strada contro gli usurai e gli affamatori avesse portato a termine davvero la prima delle grandi rivoluzioni d'Europa, al suono del Sirtaki di Mikis Theodorakis. Una rivoluzione in grado di spazzare via i regimi assoggettati alle regole del capitalismo finanziario ed ai rappresentanti delle grandi banche, trascinando via all'inferno le monete false come le loro promesse, e la cartaccia straccia che ci hanno venduto per oro al peso della nostra anima. Una rivoluzione capace di restituire alle persone ed ai popoli la loro dignità, tanto calpestata per troppi secoli ormai, ed in grado di innescare l'invenzione di un modello alternativo di sviluppo e di vita... anzi, un modello di sviluppo tout court, dal momento che di sviluppo non se ne parlava più da un bel pezzo. Ho sognato che finalmente non fosse più proibito essere se stessi, né come individui né come comunità naturali, che si potesse parlare a scuola, negli uffici pubblici ed alla tv la propria lingua naturale, che il lavoro fosse compatibile con i territori e le predisposizioni e le abilità di chi li vive. E che le bandiere false, bugiarde ed insanguinate si slegassero dai pennoni e volassero via disperse nel vento, per lasciare spazio ai mille colori delle bandiere di libertà, vecchie ed al tempo stesso più nuove che mai. E che l'inchiostro dei libri di storia scritta dai vincitori di ogni luogo e di ogni era si sbiadisse al sole, e che su quelli nuovi vi fosse scritto che non tutti gli sconfitti in tutte le battaglie avevano tutti i torti per il semplice fatto di essere stati sconfitti. Certo, ho sognato. Nient'altro che sognato. In Egitto gli islamici hanno poco fa annunciato che San Valentino è l'eresia delle eresie, contraria alla sharia ed un vizio occidentale. In Tunisia è arrivato Wajdi Ghenim, il predicatore che tiene conferenze per spiegare che l'infibulazione è un dovere per i musulmani. In Grecia già si annuncia una nuova macelleria dal momento che l'ultima di due giorni fa agli avvoltoi di Bruxelles ancora non basta. Vogliono altro sangue. E in italia il gregge continua a belare di soddisfazione ad ogni starnuto, minaccioso ma sobrio, di Papademos Goldman-Monti. Come se non bastasse, stasera inizia il festival di Sanremo. "La primavera, intanto, tarda ad arrivare".

lunedì 13 febbraio 2012

Nel 1994, Vinicio Capossela dava alle stampe un capolavoro discografico intrigante già a partire dal nome: "Camera a Sud". Atmosfere latine, visioni più o meno solari, ritmo ed allegria dolceamara. Questa, rubandogli l'idea, sarà invece una "Camera a Nord", L'atmosfera sarà decisamente più intima ma non necessariamente ripiegata. Potrà anche essere incandescente. Le visioni saranno un po' meno brillanti e colorate ma non per questo meno nitide. E se ci sarà da divertirsi, ben venga. Ma se sarà il caso di soffermarsi sulle cose che non vanno, le parole adeguate non mancheranno. Il Nord è un punto cardinale fondamentale sotto molti punti di vista. E' quello che segnano tutte le bussole ma, chissà perché, è sempre quello meno apprezzato. Qui, al contrario, lo sarà. E molto. Senza nulla togliere agli altri tre, naturalmente, quando verrà voglia di avere visioni a trecentosessanta gradi. Buona lettura a chi avrà voglia di seguirmi da oggi in poi.

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Mi chiamo Gioann March Pòlli (Giovanni Marco Polli all'anagrafe italiana). Sono giornalista professionista e per quasi diciotto anni mi sono occupato di politica, culture e identità per il quotidiano la Padania. Credo nella libertà assoluta di pensiero e odio visceralmente le catene odiose del "politicamente corretto". E non mi piacciono, in un libero confronto di idee, barriere ideologiche, geografiche o mentali. Scrivetemi a camera.nord@libero.it