giovedì 16 febbraio 2012

Celentano, il guastatore apripista per il golpe in Rai

"La bomba Celentano è esplosa anche a palazzo Chigi. Convincendo definitivamente Monti che "la Rai è ormai un'azienda nel caos", su cui intervenire con la massima urgenza". Si apre così l'articolo pubblicato da poche ore sul sito di Repubblica (http://video.repubblica.it/dossier/sanremo-2012/maltese-celentano-e-la-pochezza-dei-vertici-rai/88273/86666 ) a firma Francesco Bei, che fornisce una chiave di lettura più che illuminante circa l'ormai famosa ultima esibizione in Rai della faccia buonista del qualunquismo che va sotto il nome di Adriano Celentano.
Si sono scandalizzati tutti, ma proprio tutti. Uno scandalo "trasversale" per il suo quasi-soliloquio sanremese che ha finto di colpire alcuni intoccabili, a partire dai media cattolici per finire con il Corrierone, con retorica che con un francesismo si definirebbe paracula. Colpiti alcuni intoccabili ma uno no di certo: il professor Papademos-Goldman-Monti, anche quando sarebbe potuto essere tranquillamente chiamato in causa, a proposito del completo furto di sovranità messo in atto dal suo governo. Invece, a proposito di fine della sovranità popolare, sotto gli strali del predicatore è finita soltanto la Corte costituzionale per la vicenda dei referendum. Contro i banchieri, niente. Contro la Ue che manda i suoi legati a comandare direttamente a casa degli ex Stati sovrani, nada de nada. Solo un accenno sterilizzato e fugace, alla fine, al caso greco. Che tanto ci aveva pensato Napolitano - con parole davvero quantomeno inopportune nella bocca di un capo di Stato - a dire che "noi non siamo come la Grecia".
E così, nel mezzo di un vero e proprio sermone metafisico, il "nostro" ha potuto - compiendo tra l'altro un atto decisamente fascio-comunista come invocare la chiusura ex imperio di alcuni giornali - far scoppiare la bomba carta, tanto utile alla "normalizzazione" ora avviata, con i famosi attacchi ad Avvenire, Famiglia Cristiana ed al critico televisivo del Corriere della Sera, Aldo Grasso. Il bel risultato di questa kermesse si è reso evidente proprio ora, con la rinnovata promessa di Papademos-Goldman-Monti di "mettere mano" alla Rai. Come? E' sempre l'articolo di Repubblica a spiegarcelo con dovizia di particolari. Forse troppa: "Qualcosa per allentare la morsa dei partiti, Monti intende comunque farla. L'idea è quella di ridurre intanto da 9 a 5 i membri del Consiglio d'amministrazione. Una modifica semplice, ma che avrebbe effetti importanti, dando al governo una forte leva per prendere in mano il timone dell'azienda". Tutto chiaro, ora? Il governo vuole sottrarre "ai partiti" (in realtà al Parlamento, quindi ai rappresentanti dei cittadini) il controllo della radiotv di Stato per prenderlo sotto le sue ali. In pratica, un golpe "morbido" la cui portata, ovviamente, sfugge ai più.
Ieri la tecnica del colpo di stato consisteva nel far scoppiare bombe e paura e poi prendere possesso del potere, attraverso il controllo diretto anche di radio e tv. Oggi la farsa tragica in corso nell'italietta consiste nel far scoppiare bombe in tv per poi occuparla dopo lo scandalo e "il caos", e controllarla direttamente senza più problemi. Mettendo a capo chi? Bella e sfiziosa domanda, alla quale è sempre la filogovernativissima Repubblica a dare una risposta ancora prima che qualcuno la ponga: "Una modifica semplice, ma che avrebbe effetti importanti, dando al governo una forte leva per prendere in mano il timone dell'azienda. Monti infatti potrebbe disporre del voto del suo uomo in Consiglio (il rappresentante del Tesoro), del presidente e del direttore generale. Ai partiti resterebbero solo tre consiglieri: uno per il Pdl-Lega, uno per il centrosinistra e uno per il Terzo polo". "Una semplificazione drastica - continua Repubblica -  che priverebbe la politica di maggioranze certe nel Cda. Al posto di Lorenza Lei (...) Monti starebbe pensando a due candidati manager: Franco Bernabè, presidente di Telecom, conosciuto dal premier anche per la comune partecipazione agli incontri del gruppo Bilderberg; e Claudio Cappon, grande conoscitore dell'azienda per averla già guidata due volte da direttore generale". Bernabè-Bilderberg. Il gioco è talmente chiaro che nessuno pensa nemmeno di nasconderlo. Quanto a Cappon, basti ricordare che, oltre ad aver lavorato per vent'anni all'Iri, è stato anche amministratore delegato di Fintecna (controllata oggi al 100 per cento dal ministero dell'Economia) nonché consigliere d'amministrazione di Autostrade e Aeroporti di Roma. Utile pure rammentare che Cappon ha gestito i processi di privatizzazione di primarie società come Italimpianti, Condotte d'Acqua ed Italstrade. Davvero tutto chiaro, per chi vuole vedere.
Ciliegina sulla torta, l'editoriale messo online questa mattina nientemeno che da Ernesto Galli Della Loggia sul sito del Corriere della Sera ( http://www.corriere.it/opinioni/12_febbraio_16/galli-della-loggia-ora-restituitec-rai_7268bc12-587f-11e1-9269-1668ca0418d4.shtml ). La conclusione dà i brividi: "Presidente Monti, dia ascolto al Paese: è giunta l'ora di intervenire." Vogliamo scommettere che le pecore italiote applaudiranno anche questa fase del golpe in atto senza nemmeno un "bè" di dubbio?

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Mi chiamo Gioann March Pòlli (Giovanni Marco Polli all'anagrafe italiana). Sono giornalista professionista e per quasi diciotto anni mi sono occupato di politica, culture e identità per il quotidiano la Padania. Credo nella libertà assoluta di pensiero e odio visceralmente le catene odiose del "politicamente corretto". E non mi piacciono, in un libero confronto di idee, barriere ideologiche, geografiche o mentali. Scrivetemi a camera.nord@libero.it