martedì 14 febbraio 2012

Sogni di primavera?

Ho fatto un sogno. Anzi, tanti. Ho sognato che quella che i grandi comunicatori ufficiali chiamano "primavera araba" lo fosse veramente. Che non si trattasse di un sistema di destabilizzazione eterodiretto ma, al contrario, un risveglio corale e spontaneo di persone che scendessero in strada "per la democrazia". Che, come risultato, vi fosse una trasformazione vera della mentalità di quei popoli e di quei paesi. Non più schiavi di religioni medioevali e di regimi dispotici ed affamatori ma ormai moderni e sviluppati cittadini di Stati avanzati e dotati di un sistema di rappresentanza ad immagine e somiglianza di quello elvetico. Ho sognato che questa primavera si fosse poi estesa anche all'Europa. Iniziando dalla Grecia. Ho sognato che il popolo greco sceso in strada contro gli usurai e gli affamatori avesse portato a termine davvero la prima delle grandi rivoluzioni d'Europa, al suono del Sirtaki di Mikis Theodorakis. Una rivoluzione in grado di spazzare via i regimi assoggettati alle regole del capitalismo finanziario ed ai rappresentanti delle grandi banche, trascinando via all'inferno le monete false come le loro promesse, e la cartaccia straccia che ci hanno venduto per oro al peso della nostra anima. Una rivoluzione capace di restituire alle persone ed ai popoli la loro dignità, tanto calpestata per troppi secoli ormai, ed in grado di innescare l'invenzione di un modello alternativo di sviluppo e di vita... anzi, un modello di sviluppo tout court, dal momento che di sviluppo non se ne parlava più da un bel pezzo. Ho sognato che finalmente non fosse più proibito essere se stessi, né come individui né come comunità naturali, che si potesse parlare a scuola, negli uffici pubblici ed alla tv la propria lingua naturale, che il lavoro fosse compatibile con i territori e le predisposizioni e le abilità di chi li vive. E che le bandiere false, bugiarde ed insanguinate si slegassero dai pennoni e volassero via disperse nel vento, per lasciare spazio ai mille colori delle bandiere di libertà, vecchie ed al tempo stesso più nuove che mai. E che l'inchiostro dei libri di storia scritta dai vincitori di ogni luogo e di ogni era si sbiadisse al sole, e che su quelli nuovi vi fosse scritto che non tutti gli sconfitti in tutte le battaglie avevano tutti i torti per il semplice fatto di essere stati sconfitti. Certo, ho sognato. Nient'altro che sognato. In Egitto gli islamici hanno poco fa annunciato che San Valentino è l'eresia delle eresie, contraria alla sharia ed un vizio occidentale. In Tunisia è arrivato Wajdi Ghenim, il predicatore che tiene conferenze per spiegare che l'infibulazione è un dovere per i musulmani. In Grecia già si annuncia una nuova macelleria dal momento che l'ultima di due giorni fa agli avvoltoi di Bruxelles ancora non basta. Vogliono altro sangue. E in italia il gregge continua a belare di soddisfazione ad ogni starnuto, minaccioso ma sobrio, di Papademos Goldman-Monti. Come se non bastasse, stasera inizia il festival di Sanremo. "La primavera, intanto, tarda ad arrivare".

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Mi chiamo Gioann March Pòlli (Giovanni Marco Polli all'anagrafe italiana). Sono giornalista professionista e per quasi diciotto anni mi sono occupato di politica, culture e identità per il quotidiano la Padania. Credo nella libertà assoluta di pensiero e odio visceralmente le catene odiose del "politicamente corretto". E non mi piacciono, in un libero confronto di idee, barriere ideologiche, geografiche o mentali. Scrivetemi a camera.nord@libero.it