domenica 4 marzo 2018

Referendum in Svizzera: i cittadini non vogliono l'abolizione del canone radio-tv. Ma il loro "servizio pubblico" è serio e l'identità è sacra


Netta e clamorosa sconfitta del referendum in Svizzera per la soppressione del canone radiotelevisivo. Al termine di una lunga ed accesa campagna, il 71,6% dei votanti ha bocciato il testo promosso dalle sezioni giovanili di due partiti di destra (Unione democratica di centro e Partito liberale radicale) che volevano l'abolizione della tassa in nome del libero mercato. Se l'iniziativa fosse stata accettata, la Svizzera sarebbe stato il primo Paese in Europa ad abolire il servizio pubblico nel settore della radio e della televisione, come aveva sottolineato il governo, fortemente contrario alla proposta che minacciava "la sopravvivenza" della Società Svizzera di radiotelevisione (Ssr), l'equivalente - soltanto da un certo punto di vista - della Rai italiana in un mercato audiovisivo piccolo ma multilingue come quello elvetico. Il responso delle urne e' stato chiarissimo, con una valanga di "No" superiore a quanto pronosticato dai sondaggi e una rara e totale unanimità dei cantoni, con percentuali di voti contrari al testo che hanno raggiunto il 78,3% a Neuchatel e il 78,1% nel Giura.
Ancora una volta, probabilmente, gli italiani non capiranno. Tanto per cambiare. Ma come, in Svizzera danno la possibilità di non pagare più il canone televisivo nel modo più democratico possibile e a loro consueto, ovvero con il voto referendario, e loro decidono in massa di volerlo pagare lo stesso?
Sì, perché sanno che una tv di qualità, che non insegua l'audience nel modo più meschino e di infimo livello (all'italiana, insomma), ha costi e finalità che nessun privato si potrebbe permettere attraverso la semplice raccolta pubblicitaria.
La democrazia elvetica, perfetta e compiuta, ha dato insomma ancora una volta ottima prova di sé. Con buona pace degli ultraliberisti, che danno per scontato il predominio del mercato (soprattuto di quello che riempie le loro tasche) sul ruolo sociale e formativo che è esercitato dai media classici anche nell'era di internet.
Certo, il paradosso italiano di un "servizio pubblico" radiotelevisivo che dagli Anni '80 in poi ha rincorso nel baratro la qualità dei programmi delle tv private, fotocopia di una fotocopia delle televisionacce americane, non ha eguali.

Se qui avrei votato senza sena se e senza ma per l'abolizione del canone, in Svizzera sarei stato anche disposto ad un aumento, pur di difendere il pluralismo e l'identità. Roba che in italia è e resta del tutto sconosciuta.

Nessun commento:

Posta un commento

Informazioni personali

La mia foto
Mi chiamo Gioann March Pòlli (Giovanni Marco Polli all'anagrafe italiana). Sono giornalista professionista e per quasi diciotto anni mi sono occupato di politica, culture e identità per il quotidiano la Padania. Credo nella libertà assoluta di pensiero e odio visceralmente le catene odiose del "politicamente corretto". E non mi piacciono, in un libero confronto di idee, barriere ideologiche, geografiche o mentali. Scrivetemi a camera.nord@libero.it