domenica 7 febbraio 2016

L'era del silicone bianco.

Non riesco a vedere alcuna differenza di valori assoluti tra il promuovere con i soldi pubblici la venerazione ad uso del popolino di un grottesco fantoccio fatto di ossa, tessuto mummificato e silicone e l'imporre ad un altro popolino, sempre con i soldi pubblici, la decostruzione ideologica e giuridica di ciò che è più umano, vale a dire il fatto che ogni essere della nostra specie abbia una mamma, e la sua trasformazione in denegabile o rinnegabile "concetto antropologico".
Stessi prodotti malati di analoghe schizofrenie incurabili da fine impero.
Se credessi nell'esistenza del maligno, direi che tutto questo è opera sua.
Ma non credo nell'esistenza del maligno. Credo molto, invece, nel determinismo delle civilità umane: esse nascono, vivono, si espandono, poi declinano e muoiono. Tutte con gli stessi sintomi schizofrenici. E questo è un dato storico, non ideologico.
Ciascuno decida per sé a che livello è arrivata la nostra civiltà occidentale.
Per quello che penso io, quel catafalco con quel fantoccio insieme alla gente che si fa i selfie davanti è esattamente lo specchio perfetto della nostra morte già avvenuta a nostra insaputa.
Siamo tutti quanti nient'altro che zombie ricoperti di silicone bianco.

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Mi chiamo Gioann March Pòlli (Giovanni Marco Polli all'anagrafe italiana). Sono giornalista professionista e per quasi diciotto anni mi sono occupato di politica, culture e identità per il quotidiano la Padania. Credo nella libertà assoluta di pensiero e odio visceralmente le catene odiose del "politicamente corretto". E non mi piacciono, in un libero confronto di idee, barriere ideologiche, geografiche o mentali. Scrivetemi a camera.nord@libero.it